Omelia della solennità del Corpus Domini - 2014
 
 
Viviamo di ricordi, ci nutriamo di ricordi. Ogni giorno deponiamo dentro di noi i suoi sogni, le sue esperienze di sofferenza o di gioia o di speranza. Attraverso la memoria – questo riserva di vita nell’anima – diventiamo ogni giorno esseri veramente umani e, come cristiani, diventiamo sempre più quello per cui siamo stati creati. A volte non bisognerebbe mai staccarsi dalle memorie che ci ricordano non solo le nostre fragilità, ma anche le persone vive che abbiamo amato. Ora non sono più fisicamente con noi, ma non abbiamo dimenticate ed anzi influiscono sulla nostra vita con le parole dette, con i gesti e l’affetto che ci hanno regalato. Uno dei capolavori della letteratura occidentale è dedicato a questa vita della memoria – Alla ricerca del tempo perduto, dello scrittore francese Marcel Proust: proprio perché il tempo è “perduto”, rivela invece quella sua grande vitalità che dà senso alle nostre esperienze umane e ai suoi valori più profondi.
Anche il Dio ebraico-cristiano ha molto a cuore la vita della memoria: «ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere», dice la Sacra Scrittura. E per un cristiano, quindi, nulla avviene a caso, ma è frutto di un meraviglioso progetto che il Signore sta realizzando, facendolo emergere dalle nostre storie personali. Oggi celebriamo la memoria del corpo e sangue di Gesù, cioè l’Eucaristia, la sua presenza in mezzo a noi. Il segno tangibile del pane e del vino che ci ricorda la sua persona, il suo amore per noi, le sue parole e i gesti di salvezza da lui operati. Tutto è vivo ancora, perché Lui è vivo in mezzo a noi! Ogni settimana, ogni domenica – attraverso questa presenza viva di Gesù – noi ritroviamo il senso della vita umana e della nostra vita, ricordandoci che siamo venuti da lui e a lui ritorniamo, facendo memoria della presenza di Dio nella nostra vita. Istituendo l’Eucaristia, Gesù dice, ieri come oggi, »fate questo in memoria di me». Così Gesù ci coinvolge nel dono di sé, mangiando e bevendo il vino noi siamo in comunione con lui, con la sua vita d’amore, con il suo essere vero uomo e vero Dio.
San Paolo ci ricorda che l’ Eucaristia è comunione con Cristo, non solo memoria di Cristo. È un rinsaldare i nostri legami d’amore con Dio che in Cristo si è rivelato e si è donato a noi. Ma, ahimè, quanti cristiani, compresi noi, sono in grado di capire tutto questo? Per celebrare l’Eucaristia domenicale non basta venire a Messa – come si dice normalmente - , non basta seguire le norme prescritte o pronunciare le parole dovute. Non basta nemmeno cantare, farsi il segno della croce o scambiarci il segno della pace al momento previsto. È molto facile assistere alla Messa senza celebrare nulla nel cuore. Udirne le letture senza ascoltare la voce di Dio, comunicarci devotamente senza essere in comunione con Cristo. Sorge, allora, sempre la domanda: in che modo vivere la messa domenicale come una esperienza che rinnovi e fortifichi la nostra fede?
La risposta non può che essere una: chi ama si coinvolge con la persona che ama e soprattutto ascolta questa persona. È un ascolto radicale, serio e profondo: l’ascolta nel corpo, nei gesti, nelle parole che veicolano i suoi sentimenti verso di noi. Nell’amore autentico non esistono distrazioni, opinioni degli altri, messaggi e informazioni di altro tipo. Così, dopo un’intera settimana passata al lavoro, ad ascoltare notizie più o meno brutte, ad ascoltare le nostre preoccupazioni e problemi, è un sollievo ascoltare le parole, dirette e semplici, di Gesù: portano verità nella nostra vita, ci liberano dalle illusioni, e dagli egoismi e dalle paure che ci fanno tanto male. La parola di Dio, la parola di Gesù ci insegna, giorno dopo giorno, a vivere con maggiore sincerità e dignità la nostra vita, con più senso e speranza: Gesù è l’amico che non tradisce mai, ma anzi è la nostra guida in un mondo per noi difficile e percorso da molta violenza.
La preghiera eucaristica, poi, è il momento centrale della celebrazione. Non possiamo distrarci. Leviamo in alto i nostri cuori per ringraziare Dio: è cosa buona e giusta ringraziare Dio per la vita, per la creazione intera, per le persone che Egli ci ha messo accanto, nell’amicizia e nell’amore. Lo ringraziamo per quel “dono” che è Gesù per noi. La nostra vita non è solo lavoro, sforzo, amarezza e agitazione: è anche celebrazione di festa, azione di grazie e lode a Dio. È cosa buona, quindi, riunirci ogni domenica per sentire la vita come dono di Dio e rendere grazie al Padre nostro, di questa vita e della vita futura.
Signore Gesù, tu sai bene che la comunione con te è la cosa decisiva della nostra povera esistenza. Questo accogliere te nella nostra vita e nella nostra anima più profonda, ci permette di sperimentarti vivo in tutto ciò che siamo e facciamo. Con Te non siamo mai soli, ma vivi nel cuore di Dio. E insieme a Te cantiamo il Padre nostro sentendoci fratelli di tutti e chiedendo a lui che a nessuno manchi il pane quotidiano. Ci sentiamo nella pace e chiediamo pace per tutti. Amen.
 

 

 

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